LA SFUIAREJA

LA SFUIAREJA   In Romagna il granoturco non era coltura dominante, ma entrava nella rotazione agraria del frumento assieme alle barbabietole e all’erba medica ed era di solito destinato al bestiame: la polenta gialla non ha mai avuto un ruolo predominante nell’alimentazione dei nostri contadini.

La raccolta avveniva normalmente fra l’ultima settimana d’agosto e le prime due di settembre.   Le pannocchie venivano staccate a mano e ammucchiate sull’aia. La sera si disponevano a semicerchio panche o assi sulle quali sedevano donne e fanciulle per la sfogliatura (la sfujareja o spanucêda), operazione che consisteva nel liberare la pannocchia (la panocia) dalle bràttee (e’ scartòzz). Per far questo ci si aiutava con un punteruolo (e’ sfrocc) di duro legno di tamerice che le sfogliatrici (al sfujadori) portavano legato al polso con uno spago. Con le foglie più tenere dei cartocci si riempiva il pagliericcio (e’ pajàzz o pajon), il surrogato povero dei materassi di crine o di lana. Le foglie esterne, più dure, erano invece destinate all’alimentazione del bestiame

Per la sgranatura si usava e’ froll, uno strumento azionato a mano con il quale le pannocchie venivano sgranate ad una ad una

Verso il 1950 furono introdotte le prime macchine in grado di operare la sfogliatura. Questo fece scomparire nel giro di pochi anni dalle nostre campagne la sfujareja, che diventava una specie di trebbo o di festa. Alla sfujareja partecipavano infatti le giovani donne del vicinato che si spostavano di casa in casa tutte le sere, lavorando fin verso le undici o mezzanotte: era un’occasione che avevano i giovani innamorati (i filaren) per fare la corte alle ragazze intente a spannocchiare alla scarsa luce dei lumi a petrolio.    (Gilberto Casadio)